Chi è un lavoratore a partita IVA, chi fa dei lavoretti extra per arrotondare lo stipendio o chi si affaccia per la prima volta nel mondo del lavoro, sicuramente avrà sentito parlare del contratto di prestazione occasionale.
Si tratta di un particolare tipo di rapporto lavorativo, ufficialmente regolamentato dalla legge, che permette di lavorare seppur non con un contratto a tempo pieno.
Andiamo a capire insieme che cosa prevede il contratto di prestazione occasionale, quali sono le norme che lo regolano e chi può usufruirne.
Che cos’è la prestazione occasionale
Con prestazione occasionale s’intende quel tipo di attività lavorativa che è saltuaria e di entità ridotta, quindi una collaborazione che non sia fissa o continuativa, ma che avvenga solo a periodi alterni.
Proprio per questo motivo, affinché si possa rientrare in questo tipo di contratto, i compensi non possono superare una certa soglia di guadagno nell’arco dell’anno civile, mentre si ha pieno diritto ad avere contributi previdenziali e assicurazione sugli infortuni e sulla malattia professionale, così come ai contributi previdenziali che, però, andranno corrisposti al reparto INPS dedicato alla gestione separata.
Per quanto riguarda chi è autorizzato a intraprendere un contratto di prestazione occasionale, la legge dice che è rivolto alle microimprese con non più di cinque lavoratori dipendenti oppure le amministrazioni pubbliche, per le quali sono previsti ulteriori limitazioni come per esempio che il lavoratore in questione sia in stato di povertà o appartenente a categorie disagiate, o che siano lavori di emergenza in seguito a calamitò naturali.
Anche al settore alberghiero è concesso di usufruire di contratti di prestazione occasionale, e in generale in tutte quelle strutture ricettive turistiche che hanno un massimo di otto lavoratori, così come nelle piccole aziende agricole con non più di cinque dipendenti.
Regole fiscali per il lavoro a prestazione occasionale
Nonostante si tratti di prestazioni di lavoro non continuativo, questo tipo di contratto deve obbligatoriamente essere registrato: si può attivare comodamente per via telematica attraverso il sito dell’INPS, sia dall’utilizzatore sia da una figura abilitata come un consulente del lavoro.
Nel contratto occasionale si prevede anche che il datore di lavoro non dia direttamente al dipendente occasionale la paga, ma che venga versata sulla piattaforma INPS per poi essere corrisposta al prestatore dell’attività direttamente dall’ente.
Si raccomanda di comunicare, entro un’ora prima dall’inizio della prestazione, l’inizio del rapporto lavorativo all’INPS, specificando tutti i dati richiesti. Per le strutture alberghiere, ricettive, gli enti locali e gli imprenditori agricoli, l’obbligo è invece quello di comunicare la durata della prestazione occasionale per un arco di tempo non superiore ai 10 giorni.
In questo tipo di contratto, il limite del pagamento è molto importante: è stato stabilito un limite, infatti, proprio per evitare abusi e finti rapporti di lavoro stabili mascherati da collaborazioni.
Per legge quindi, il contratto a prestazione occasionale permette di guadagnare fino a 5.000 euro netti nell’arco di un anno civile, provenienti anche da più soggetti.
Il limite si dimezza a 2.500 euro annui, invece, per le prestazioni complessive rese in favore dello stesso utilizzatore.
La soglia si va ad alzare fino a 6.600 euro annui per prestazioni svolte da pensionati, studenti entro i 25 anni, disoccupati e soggetti che percepiscono reddito dallo stato.