Taiwan Semiconductor Manufacturing Company è la più grande fabbrica di semiconduttori al mondo, che ha sede a Taiwan. In pochi conoscono quest’azienda, ma in realtà produce più della metà dei chip di ultima generazione per conto di aziende come Apple, Intel e altri big dell’elettronica.
La maggior parte dei consumatori che acquista uno smartphone, un tablet, un PC o qualsiasi altro dispositivo elettronico conosce il produttore ma in pochi sanno chi è il fornitore dei componenti utilizzati per la creazione del dispositivo. Ciò è dovuto al fatto, che spesso i chip vengono prodotti da aziende per conto di terzi. L’esempio più noto riguarda i microprocessori per gli smartphone, i cosiddetti SoC (System on Chip).
Gran parte degli smartphone in commercio, negli ultimi anni sono stati accessoriati di SoC “prodotti” da Qualcomm, MediaTek o Samsung. A questi si affiancano i SoC della Apple, “prodotti” da Apple. Tra queste quattro aziende (Qualcomm, MediaTek, Samsung e Apple) solo Samsung possiede le fabbriche, che vengono chiamate “fonderie”, impiegate per la produzione dei chip mentre tutte le altre aziende sono chiamate “fabless”.
A parte Samsung, produce la maggior parte dei chip per gli smartphone proprio l’azienda TSMC, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company.
Cos’è TSMC?
Taiwan Semiconductor Manufacturing Company è un’azienda che è stata fondata nel 1987 con sede a Taiwan, che nel giro di qualche anno è diventata leader nel settore della produzione di semiconduttori per conto di altre aziende sparse nel mondo. La maggior parte dei clienti sembra essere americana, seguita dai cinesi.
Tra i maggiori clienti possiamo trovare tutte le più grandi multinazionali dell’elettronica come Qualcomm, Apple, MediaTek e persino Intel e Samsung che possiedono le proprie fonderie, affidando la produzione dei chip alla TSMC. Apple, ad esempio, si affida totalmente alla TSMC per la produzione dei suoi SoC a partire dall’A5 del 2011 e continua a farlo per la produzione del nuovo SoC A15 Bionic degli iPhone 13. La produzione degli A15 nelle fabbriche di TSMC, è iniziata a maggio 2021.
L’azienda domina il mercato dei chip
Il mondo richiede sempre maggiori produzioni di chip per i vari dispositivi elettronici presenti in commercio. Più di tutti, sembrano farne maggiore richiesta le fabbriche di automobili, di videogiochi, di computer, ma anche quelle della telefonia e quelle che si occupano della produzione di server e apparecchiature informatiche. Nel frattempo che la domanda cresce, i produttori non riescono a stare al passo tranne uno, TSMC, che sembra essere diventato leader nella produzione dei chip.
Il settore della produzione di chip o di semiconduttori è sempre stato al passo con la produzione industriale, tant’è che i marchi più famosi come Qualcomm, Nvidia e tanti altri, hanno saputo mantenere le funzioni, il design e la progettazione, affidando solamente la produzione in “outsourcing” a produttori terzi situati per lo più in Asia.
Gran parte delle aziende più conosciute nel settore sono così diventate “fabless” ovvero aziende senza fabbriche che commissionano i loro prodotti alle “fonderie” di chip, chiamate così perché il processo di produzione dei semiconduttore si avvia dalla fusione del silicio in lingotti cilindrici da cui vengono tagliate fette sottili o “wafer” utilizzate per il montaggio di minuscoli circuiti.
A differenza di questi settori però, quello che interessa la produzione dei chip, con il passare degli anni ha visto un aumento della richiesta che man mano è diventata sempre più esigente e sofisticata, con investimenti necessari sempre più costosi. Costruire chip sempre più piccoli, sempre più veloci e sempre meno costosi ha portato con il trascorrere del tempo a una progressiva eliminazione dal mercato di tutte le “fonderie” che non possedevano risorse necessarie per investire nella ricerca e adeguarsi, di conseguenza, alla produzione. Per via dell’elevata quantità di risorse necessarie, sembrano essere anche aumentate le difficoltà per le grandi aziende di riappropriarsi della produzione in casa, il cosiddetto “re-shoring”.
Alla luce di ciò, sono rimasti pochi grandi produttori che primeggiano sul mercato, il maggiore dei quali sembra essere proprio l’azienda taiwanese TSMC, seguita dalla coreana Samsung, dalla taiwanese UMC e dalla statunitense Globalfoundries. Secondo varie ricerche di mercato, sembrerebbe che la stragrande percentuale di produzione di chip sia localizzata nell’estremo Oriente, in particolare a Taiwan e in Corea del Sud.
L’Italia tra i paesi nel mirino della TSMC
TSMC può essere considerato il più grande produttore a livello mondiale, per conto di terzi, di chip che sembra avere iniziato un programma di espansione internazionale per andare incontro alla sempre più crescente richiesta dei consumatori. Il progetto è quello di potenziare la capacità produttiva in Cina e costruire nuove fabbriche in America, Giappone e in Unione Europea. Tra i vari Paesi europei, l’azienda sembra avere intenzione di costruire nel vecchio continente nuove fabbriche per supportare l’idea dell’UE di rendersi indipendente nella produzione dei chip.
La Germania sembra essere il primo paese preso in considerazione, anche se ancora non sembra essere stata decisa alcuna decisione in merito. L’Italia potrebbe farsi avanti in quanto sembra possedere i requisiti necessari per potere rispondere alle esigenze continue della clientela.
Anche Intel, sta valutando la possibile apertura di nuovi stabilimenti produttivi in Europa, con la Germania come possibile paese tra i candidati che possono ospitare le fabbriche. Di fatti, sta aumentando poco per volta la sua dipendenza dalla TSMC nel tentativo di aumentare le vendite con lo scopo di riacquistare il dominio come leader mondiale nella produzione e tecnologia di processo dei chip.
La Commissione europea ha quindi, pensato bene di istituire due alleanze industriali che potessero fare interagire tra loro il settore dei semiconduttori con quello del cloud ed edge computing. Bruxelles nel frattempo, sembra puntare la sua attenzione sulle tecnologie principali per lo sviluppo delle imprese del digitale all’interno del nostro continente e dell’indipendenza tecnologica dell’Europa, che viene anche definita come “sovranità digitale”.
L’Alleanza industriale sulle tecnologie per i processori e i semiconduttori avrà, quindi, il compito di portare l’industria europea verso una nuova fase di sviluppo. Il compito principale di questa Alleanza sarà quello di fare in modo che l’Europa possa avere la capacità di sviluppare e produrre autonomamente “in-house”, spostando all’interno del proprio territorio i laboratori di ricerca e le fabbriche per i processori e le componenti elettroniche di nuova generazione.